“La dislessia è un disturbo dell’apprendimento caratterizzato da difficoltà di lettura.”
Questa affermazione, anche se formalmente corretta, permette di prendere in considerazione solo una parte del problema del bambino dislessico, il rendimento scolastico. In realtà, il bimbo percepisce la dislessia come un segno di inferiorità, almeno fin quando non riconosciuta e adeguatamente affrontata.
“Il mio compagno di banco riesce a leggere molto più velocemente di me quindi io non sono intelligente come lui.“
Questo ragionamento, alla lunga, riduce progressivamente il livello di autostima nei bambini e determina una riduzione del proprio impegno nelle attività scolastiche.
Una volta, un bambino sottoposto alla prima valutazione per DSA in seconda media, quando gli fu comunicato che era dislessico disse una frase che esprimeva tutto il suo stato d’animo:
Che bello, allora non sono stupido!
Molti anni fa, prima della nascita dell’AID fondammo con alcuni colleghi un’associazione che aveva lo scopo di aiutare i bambini dislessici:
la LESCOT
Ci si proponeva di migliorare le abilità scolastiche del bambino, affrontando il problema dislessia sotto tutti i versanti che la ricerca stava evidenziando: dagli aspetti fonologici a quelli visivi e attentivi.
Eravamo altrettanto attenti a sostenere il bambino nella scoperta delle proprie potenzialità e delle proprie competenze.
Una curiosità interessante è legata alla scelta del nome.
Il nome LESCOT, infatti, ci venne suggerito dal figlio di uno dei fondatori che ripeteva costantemente alla mamma
“Vorrei tanto Leggere e Scrivere Come Te”
Anche se oggi la LESCOT non esiste più, raccontiamo questo aneddoto per ricordare a noi stessi e agli altri operatori del settore l’importanza di mantenere uno spirito fiducioso e proattivo nel lavoro con i bambini.
Supportandoli, li aiutiamo non solo a migliorare nel rendimento scolastico ma anche, e soprattutto, a crescere nel percorso di riscoperta della propria autostima.