
Dagli occhi al cervello
L’immagine del mondo circostante che arriva al cervello dipende esclusivamente dagli occhi. Il sistema visivo capta una serie di impulsi e li invia alla mente cosciente. Successivamente il cervello assembla le informazioni raccolte per costruire un quadro complessivo in continuo aggiornamento.
La percezione quindi rappresenta il passo successivo all’acquisizione. Solo dopo la conversione degli stimoli luminosi in informazioni neurali, il nostro cervello codifica le informazioni in entrata; in questo modo ricostruiscono l’immagine che gli occhi hanno acquisito. A questo punto la interpreta al fine di estrarne rappresentazioni utili del mondo che ci circonda; noi non vediamo un insieme di linee curve o rette, o gradazioni di colore ma vediamo singoli oggetti, persone, volti, scritte.
In altre parole la nostra percezione corrisponde a un tentativo di interpretazione da parte del cervello. Il cervello aggiunge, sottrae, riorganizza e codifica tutte le informazioni sensoriali per interagire con il mondo esterno. Molte parti del cervello contribuiscono a ogni singola percezione, quindi non dovrebbe sorprendere che le persone possano ricostruire il mondo circostante in modi differenti. Questo vale per qualità percettive come la forma, il movimento e la visione del colore.
Dagli occhi al cervello: come identifichiamo il colore di un oggetto?
La sfida più grande nella percezione è di identificare il colore di un oggetto nonostante i cambiamenti delle condizioni di illuminazione. L’insieme delle lunghezze d’onda che raggiunge il nostro occhio verrà interpretato dal cervello come colore. Ma quale parte di questo insieme è legata alla luce che l’oggetto riflette e quale all’illuminazione circostante?
È una situazione molto ambigua; il cervello deve stabilire se accettare l’oggetto così come appare oppure tenere in considerazione la variabile dell’illuminazione e usarla come parte dell’informazione per comprendere ciò che ha davanti.
Non conta la corretta rappresentazione delle tonalità, quanto piuttosto la possibilità di capire di che oggetto si tratta anche quando le condizioni di luce variano molto.
Il cervello lavora per “coerenza del colore”, quindi riconosce lo stesso oggetto come avente lo stesso colore. Eppure ha difficoltà a distinguere con precisione il colore vero e proprio di un oggetto.
Per esempio: una superficie bianca illuminata con una luce rossa sembrerà rossastra ma la stessa superficie bianca illuminata con una luce blu sembrerà bluastra.
Per riconoscere in entrambi i casi la superficie come bianca, si deve considerare il colore della sorgente luminosa. Perciò non dovrebbe stupirci che il riconoscimento dei colori sia influenzato molto dal contesto.
La stessa sfumatura di grigio può sembrare quasi nera su uno sfondo chiaro, ma quasi bianca su uno scuro.
Si tratta di un compromesso necessario per avere una percezione stabile dello stesso oggetto, indipendentemente dal contenuto
Dagli occhi al cervello: come vengono allora riconosciuti gli oggetti?
Quando osserviamo un oggetto qualsiasi, lo vediamo completo e non come un insieme di parti; questo perché raggruppiamo le informazioni provenienti dal mondo esterno in contesti significativi.
Il cervello, per raggruppare gli elementi e considerarli come un unico oggetto, segue diverse regole.
Una tra queste è la Regola della prossimità, secondo cui gli elementi più vicini vengono percepiti come parte di un insieme.
La Regola della somiglianza, ovvero la tendenza a “mettere insieme” elementi che sono simili o ripetuti.
La Regola della continuità , tendenza a seguire l’apparenza dell’allineamento generale degli elementi di una figura, il senso, cioè la tendenza, dopo aver percepito l’essenza di un disegno, ad osservarlo secondo la nuova interpretazione e non più come lo si vedeva prima.
Un altro principio fondamentale della percezione è l’organizzazione della figura-sfondo: guardando un’immagine percepiamo l’oggetto in primo piano come figura principale e ciò che sta dietro come sfondo.
Quando però gli indizi sono scarsi o ambigui il cervello può trovare delle difficoltà nel decidere a quale forma attribuire il significato di figura e a quale quello di sfondo.
Inoltre non bisogna dimenticare che il mondo che ci circonda è tridimensionale, al contrario dell’immagine che si forma sulla retina che è bidimensionale.
Quali sono, allora, gli indizi che ci permettono di ricreare un mondo tridimensionale nella nostra mente?
Si possono raggruppare in: indici monoculari fisiologici ( accomodazione: il cambiamento di curvatura del cristallino per la messa a fuoco di un oggetto) e cognitivi (interposizione, elevazione , ombreggiatura e prospettiva lineare ) ed indici binoculari, che richiedono cioè la combinazione delle informazioni provenienti da entrambi gli occhi (Convergenza oculare : quanto più un oggetto è vicino tanto più gli occhi devono convergere per vederlo / Diisparità retinica : le immagini che si formano sulla retina sono lievemente diverse nel due occhi, la loro fusione dà origine alla percezione tridimensionale).
Insomma l’elaborazione da parte del cervello delle informazioni visive e sensoriali è un processo complesso e si rivela fondamentale per poter comprendere il mondo esterno e interagire con esso.
BIBLIOGRAFIA
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